martedì 13 dicembre 2016

Persone attivanti

Le persone con disabilità possono essere soggetti attivi o attivanti. Una persona attivante è apparentemente in condizione di totale passività, ma se inserita in un contesto di solidarietà, con la sua presenza, genera nel gruppo di persone, che ha intorno, affetto e sollecitudine.Queste sono generate non solo nei suoi confronti, ma a volte nascono anche tra i vari “aiutanti”, che possono, in alcuni casi, diventare veri amici tra loro. Quindi il più disabile di tutti può dare la cosa più importante di tutte, sul piano umano, sociale e morale, cioè l’amicizia. In questo senso è attivante, perché attiva gli altri.

mercoledì 23 novembre 2016

Il muro

Qualsiasi impero che costruisce muri va in rovina.
I muri sono segni contemporaneamente di compiutezza e di debolezza: quando si costruisce un muro significa che non si vuole andare oltre ad esso. Riflettendo sul muro di Berlino, a 25 anni dalla sua caduta, si possono vedere le sue contraddizioni.
Il comunismo che doveva essere una rivoluzione mondiale, capace di estendersi a tutti i popoli, attraverso la costruzione del muro rivelò implicitamente tutti i suoi limiti; infatti è crollato dopo 20 anni, un tempo molto breve per la storia.
Il comunismo doveva essere la società perfetta, capace di attirare tutti i popoli mentre il muro è stato costruito per impedire la fuga. Quindi la compiutezza che di solito viene interpretata come segno di forza, in realtà può anche essere interpretata come un segno di debolezza o almeno dell’inizio della crisi.

Oggi in Europa e negli Stati Uniti si stanno costruendo muri per proteggersi dagli immigrati, questo rende evidente che non si è imparato niente dalla storia, poiché questa dimostra che qualsiasi muro alla fine viene distrutto.

martedì 15 novembre 2016

La periferia al centro

Papa Francesco invitati tutti ad “imparare ad uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, per primi verso i nostri fratelli e sorelle, soprattutto i più lontani quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione e aiuto”.
Quando il Papa è andato a Lampedusa, l’isola è diventata per qualche settimana il centro d’interesse dell’Europa, perchè la sua presenza ha attirato l’attenzione dei media su quel luogo e su ciò che rappresenta.  Spenti i riflettori sulla vicenda, Lampedusa è tornata ad essere al margine dell’interesse collettivo e qualche mese dopo c’è stata l’ennesima tragedia in mare.

Secondo me bisognerebbe trasformare le periferie in centri, ma per esserlo davvero bisognerebbe che fossero collegate con altri centri, poiché ogni centro è un luogo da cui partono tante strade che portano agli altri, mentre le periferie sono state isolate. Questo discorso vale anche a livello personale, in particolare nel caso della persona disabile. Infatti essa ha difficoltà a collegarsi con gli altri per tanti motivi; potrebbe diventare un centro se aiutata, se messa in condizione di avere rapporti non soltanto di cura o di assistenza, ma anche d’amicizia, anche se poi questi due tipi di relazione non si escludono. Perchè accada questo la prima cosa necessaria è una famiglia che aiuti la persona disabile a non chiudersi, ma a buttarsi nel mondo e che non stia sempre in ansia per lei, che non la accompagni sempre ovunque, ma che la lasci ai suoi operatori e ai suoi amici.

mercoledì 2 novembre 2016

Credere: religione o superstizione?

Il terremoto oltre ai danni materiali e psicologici provoca anche danni spirituali. Ho sentito dire da un cittadino di Cascia che la sua città non è stata molto danneggiata perché Santa Rita l’aveva protetta. Mi sono chiesto gli altri santi degli altri paesi distrutti dal terremoto cosa facessero. La fede nella intercessione dei santi fa parte della religione cattolica, ma è molto fraintesa. Credere che un santo sia più potente degli altri è una forma di paganesimo; un po’ come credere che il terremoto sia una punizione divina per qualche peccato commesso dal popolo o dai suoi rappresentanti. In questo caso è molto meglio affidarsi alle spiegazioni scientifiche senza tirare in ballo la fede.

martedì 25 ottobre 2016

Paura e pregiudizio

I fatti di Gorino pongono una domanda: di chi ha paura la gente di quel paesino? davvero ha paura di 12 donne e 8 bambini oltre il fatto che queste persone possono essere l’avanguardia di tanti altri immigrati? Forse se avessero accettato almeno di vedere e di conoscere personalmente queste persone, forse avrebbero provato compassione e solidarietà umana e per chi crede anche cristiana. Il pregiudizio è la vera fonte di molte delle nostre paure, per contrastarlo l’unica via è quella della conoscenza diretta. Ciò vale in tutti i campi da quello dei migranti a quello delle persone disabili.

martedì 11 ottobre 2016

Credere o temere



Nel profondo dell’animo umano c’è spesso una grande paura. Questa paura genera violenza contro sé stessi, gli altri, il creato. Bisogna analizzare e comprendere questa paura che è il principale nemico della fede, perché la fede è apertura all’altro con la A maiuscola. La fede è superare le noste paure, i nostri dubbi come un ponte sopra un burrone. Quindi se è vero che la fede non può esistere senza paura come un ponte non ha senso senza un ostacolo da superare, noi non dobbiamo negare le nostre paure ma non dobbiamo neanche lasciarci bloccare da esse.

martedì 27 settembre 2016

Comunicazioni diverse



Nella comunicazione con i disabili spesso le regole normali vengono violate, cioè c’è una infantilizzazione della persona disabile che viene trattata spesso come un bambino: alle persone disabili si dà del tu e le si chiama per nome anche quando non le si conosce, quando invece alle persone normali si dà del Lei.
Per dare il giusto rilievo a tutte queste differenze ci vorrebbe una buona conoscenza delle modalità di comunicazione, che variano a seconda delle diverse persone che abbiamo di fronte.
Nella società di oggi, così multiculturale, sarebbe necessaria una scienza per una comunicazione differenziata, che potesse parlare a ogni singolo individuo.
Una scienza che debba tener conto di differenze quali l’età, il sesso, la nazionalità e/o l’etnia, la lingua, la cultura, la religione o il livello economico; teoricamente già considerate e superate nella Dichiarazione dei diritti umani, approvata dall’Onu nel 1945.

martedì 20 settembre 2016

Desiderio: mancanza di stelle

Esplorando il desiderio ne possiamo scoprire due forme: quello autentico o quello inautentico. Quello inautentico di solito è indotto dalla società dei consumi e della pubblicità, che portano a considerare come necessario ciò che è superfluo; invece, quello autentico deriva da un sentimento di mancanza profonda di qualcosa di essenziale per la nostra vita.

Oggi in particolare siamo bombardati dalla pubblicità che ci inculca desideri inautentici, i quali ci portano a non saper più cosa vogliamo e cosa è necessario per la nostra vita; l’ultimo modello di cellulare può essere più o meno utile a seconda dell’uso che ne facciamo, ma non è mai indispensabile eppure ogni volta che esce ci sono file chilometriche per averlo; un po’ come durante la guerra si faceva la fila per il pane. Il desiderio inautentico rischia di far dimenticare le vere necessità e soprattutto il vero desiderio è quello di qualcosa di trascendete, qualcosa che sta nel cielo come le stelle (in latino desiderio significa mancanza di stelle). 

venerdì 10 giugno 2016

Giocando con il colore

Oggi in Francia cominciano i campionati europei di calcio e quasi tutti le squadre hanno un giocatore di colore nelle proprie file, in particolare la nazionale francese è basata su campioni di colore o comunque originari delle ex-colonie, come l’Algeria.
Per questo il calcio e in generale gli altri sport dovrebbero essere contrari alla mentalità razzista. Il razzismo nello sport non ha proprio senso e lo sport dovrebbe essere un insegnamento per tutta la società. Invece proprio negli stadi si assiste alla manifestazione di razzismo più duro, perchè l’odio per la squadra avversaria e per i suoi giocatori arriva a far dimenticare che anche nella propria squadra ci sono atleti di origini diverse.

Forse i giocatori di colore sono i più fischiati perchè la loro diversità di pelle è proprio evidente e suscita immediatamente il disprezzo da parte di chi non tollera le differenze; un po’ come accade per la disabilità fisica o psichica, che essendo più evidente è soggetta a pregiudizi più forti e più immediati.

lunedì 9 maggio 2016

Disarmonia

Davanti a un disabile ciò che colpisce è l’apparente disarmonia tra il corpo e la psiche. Spesso di un disabile fisico si pensa che non comprenda magari perchè ha difficoltà a parlare e non è pronto nel rispondere. A me capita anche adesso,soprattutto quando c’è rumore intorno e non riesco a farmi sentire. Oppure un disabile psichico, alto due metri, fa paura perchè non ha il controllo delle proprie azioni e non si sa come potrebbe reagire. Questo mostra che si tende sempre a cercare una corrispondenza tra corpo e psiche e quando questa apparentemente manca, si entra in crisi.
Per chi non ha mai visto un disabile esistono dei pregiudizi quasi connaturali, che entrano in crisi a contatto con la realtà, nell'instaurare una relazione. Questa è una reazione naturale, l’importante è andare oltre e non farsi bloccare dal proprio pregiudizio ed essere aperti all'incontro con l’altro; questo vale nell'ambito della disabilità come in qualsiasi altro ambito nel rapporto con la diversità


lunedì 2 maggio 2016

La normalità del bene

Prendersi cura fa parte della natura umana; ogni persona possiede l’istinto di protezione verso qualcun’altro,anche i più grandi criminali hanno la tendenza a preoccuparsi per i loro figli o i loro cari.
I miei genitori nella loro normalità mi hanno accolto e protetto fin dai primi anni di vita,poi è subentrato il prendersi cura quando sono cresciuto e loro mi hanno dato la possibilità di fare una vita il più possibile autonoma. A quel punto l’accoglienza, con tutta la sua importanza fondamentale, è diventata un tesoro che portavo dentro di me, perché fossi io stesso a trovare modi per essere accogliente e prendermi cura degli altri.
È necessario, infatti, rovesciare la prospettiva e comprendere che le persone con disabilità non sono sempre e soltanto oggetti di accoglienza e di cura, ma possono essere soggetti attivi o attivanti.
Trovo necessario sottolineare in uno sviluppo successivo che, se le cose sono vanno veramente bene, non esiste più un rapporto di disparità in cui uno accoglie un altro, ma si diventa un noi e si è in grado di prendersi cura l’uno dell’altro.

In una comunità in cui le persone sono tutte integrate è inopportuno continuare a parlare di accoglienza, se non nei confronti di ulteriori altri, nuovi e diversi.

lunedì 18 aprile 2016

Handicap e disabilità

Io non sono handicappato perché non cammino, ma perché, non camminando, non posso fare tante cose e debbo chiedere aiuto agli altri.Questo può essere un handicap, cioè uno svantaggio nei confronti degli altri, ma anche un vantaggio in quanto può creare delle relazioni che possono trasformarsi da semplice aiuto a rapporti di amicizia.
C’è a questo punto da fare una distinzione tra handicap e disabilità. Quest’ultima è causata dal deficit e dalla malattia, è per esempio la mia tetraparesispastica che mi impedisce di camminare. L’handicap invece è una questione sociale in quanto, come diceva Aristotele,l’uomo è un essere in relazione con gli altri, cioè è uno zoon politikon, quindi è la società a definire che cosa è handicap e chi sono gli handicappati.
E’ quindi per questo che il confine tra i due concetti non è così netto, anche se l’handicap si può ridurre con adeguate misure. Ma se è vero che la disabilità è una delle cause dell’handicap, però è anche vero che quest’ultimo può aggravare la condizione di disabilità.

Un esempio di questo è quando un disabile non può uscire di casa a causa delle barriere architettoniche o per altri motivi; questa persona perde l’abitudine alla relazione e alla fine anche la sua capacità di linguaggio viene compromessa. Se infatti non si parla mai, si perde la capacità fisica di parlare,perché, come qualsiasi funzione del corpo o della mente, ovviamente ha bisogno di esercizi 

lunedì 11 aprile 2016

Angoscia e paura

In “Essere e tempo” Heidegger evidenzia come i concetti di “paura” e “angoscia” vengano spesso confusi. La prima ha un oggetto che la scatena e la suscita (“il davanti a che”) e questo è sempre qualcosa di determinato, come ad esempio il dolore fisico o ciò che lo provoca.
L’angoscia, invece, è generata da qualcosa di indeterminato, dal semplice sentirsi come gettati nel mondo senza un perché, non potendo controllare il proprio destino.
Il “davanti a che” dell’angoscia è quindi il fatto di non essere padrone della propria vita, esattamente quello che mostra la persona con deficit ricordando all’uomo il proprio limite, la propria finitudine.
L’angoscia scatenata dalla presenza di una persona con disabilità dimostra l’inutilità del prendersi cura, cioè di ogni tentativo umano di controllo assoluto del mondo esterno. Secondo la mentalità comune le persone con disabilità non possono avere il controllo del proprio mondo, ma sono esse stesse oggetti di controllo e di cura da parte degli altri. Questo è un pregiudizio di chi non vive nella condizione di disabilità e non l’ha conosciuta direttamente, ma soltanto per sentito dire.


lunedì 21 marzo 2016

Resurrezione

Cattolico significa universale e quindi la messa cattolica è di per sé aperta a tutti. In ogni parte del mondo un fedele cattolico, soprattutto la Domenica, può. andare a messa sapendo che è la stessa ovunque e che in questo modo è in comunione con tutta la Chiesa.
Un ostacolo potrebbe essere la lingua, per esempio un emigrato ha diritto di seguire la messa nella sua lingua e quindi va nella propria comunità di origine.
 Non possono però esserci messe particolari per singole categorie di persone. Per esempio non dovrebbe esserci una messa per disabili, ma tutte le messe dovrebbero essere fatte con certe attenzioni come garantire la presenza di una persona che conosca il linguaggio dei sordomuti, o far sì che le chiese non abbiano barriere architettoniche.

La Resurrezione di Cristo infatti riguarda ogni uomo, in quanto ogni uomo pur essendo mortale ha in sé il desiderio di una vita piena ed eterna.

Buona Pasqua di Resurrezione a tutti

lunedì 7 marzo 2016

Viva le donne

Fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sono state organizzate molte giornate dedicate ai diritti delle donne. A San Pietroburgo, l'8 marzo 1917, le donne hanno manifestato per chiedere la fine della guerra. In seguito, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si è svolta a Mosca il 14 giugno 1921, è stato stabilito che l'8 marzo fosse la Giornata internazionale dell'operaia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si è fatto per molto tempo risalire la scelta dell'8 marzo ad una tragedia accaduta nel 1908, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dell'industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio. In realtà questo fatto non è mai accaduto, e probabilmente è stato confuso con l'incendio di un altra fabbrica tessile della città, avvenuto nel 1911, dove morirono 146 persone, tra le quali molte donne.
I fatti che hanno realmente portato all'istituzione di questa festa sono di diverso tipo, più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto.
Quindi la festa della donna è collegata al desiderio di pace. Non credo che la donna sia più pacifista dell’uomo, ma è portatrice della vita in senso biologico; col suo corpo genera la vita e per la vita c’è bisogno di un contesto di pace.

La giornata della donna può avere un senso nei contesti in cui non c’è ancora parità, ma come tutte le ricorrenze può essere strumentalizzata o data come contentino per non cambiare le cose in positivo.


lunedì 29 febbraio 2016

Le due ali dell'uomo

“Io sono atea, nel senso che io non credo in Dio, non credo nell’aldilà. Credo che l’anima sia il nostro cervello. Scientificamente non si può dimostrare né che Dio c‘è né che non ci sia. A me l’idea di Dio non convince, non ci credo. Preferisco credere che ci sia la materia e che la materia abbia le proprietà che osserviamo.”(Euronews intervista)

“L’idea di Dio nasce per spiegare ciò che la scienza non sa spiegare. La scienza dice cosa sono le stelle, come funzionano. Sappiamo ricostruire l’album di famiglia dell’universo ma non sappiamo dire perché sia fatto così. Ed ecco che si è inventato Dio. Dio è comodo, troppo comodo. Ma è un’ idea infantile, come Babbo Natale”.(Margherita Hack, Porto Cervo)

Il punto centrale del ragionamento di Margherita Hack è il rapporto tra la fede e la scienza e tra la fede e la ragione.
Nell’enciclica Fides et Ratio Giovanni Paolo II affrontava questi temi, sostenendo che la fede e la ragione sono le ali che permettono all’uomo di volare verso Dio. Infatti l'uomo non è unicamente riducibile a una dimensione scientifica, ma come di mostra, anche, la dimensione filosofica è molto più complesso.
La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità.  E' Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché l'uomo, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso.
Avere una sola ala, che sia la fede o la ragione, non permette di alzarsi da terra.
Gli scienziati, per i loro studi, dovrebbero essere aperti all’ipotesi-Dio, che non vuol dire credere, ma almeno non pronunciarsi sull’esistenza o la non esistenza di Dio perchè non è dimostrabile scientificamente nessuna delle due vie. La domanda di senso legata al problema dell’esistenza di Dio non appartiene infatti al piano scientifico, ma a quello filosofico ed esistenziale.


martedì 16 febbraio 2016

L'ateismo sospetto

Esiste il puro ateismo? Forse è un fenomeno esclusivamente europeo, ma anche nella stessa Europa bisogna chiedersi quanto sia diffuso e se sia possibile un ateismo puro; anche gli atei più convinti quando si avvicina la morte di solito hanno qualche ripensamento.
L’ateismo è cominciato con l’illuminismo e il positivismo, ma poi con la crisi del pensiero positivista è andato in crisi anche il pensiero ateo.
Prendendo i considerazione i maestri del sospetto Marx, Nietzsche e Freud possiamo considerare solo Freud il vero ateo, poichè distrugge con la sua psicanalisi il rapporto tra l’anima dell’uomo e Dio.
Infatti Marx, con l’idea della società perfetta, in cui le lotte di classe saranno superate e ci sarà la pace, si avvicina molto all’idea cristiana del Regno di Dio, che verrà alla fine dei tempi. Nietzsche, dal canto suo, con l’idea del Superuomo, che torna allo stato di fanciullezza andando al di là del bene e del male, in un certo senso si avvicina all’idea cristiana dell’ uomo redento e tornato a immagine di Dio.


martedì 9 febbraio 2016

Ironia

“Paure, ansie, ossessioni e comportamenti compulsivi cominciano a ridimensionarsi e a svanire man mano che impariamo a ridere dei nostri ego” (A.Nolan, Cristiani si diventa. Per una spiritualità della libertà radicale.Emi,2009).

L’autoironia è molto importante: imparare a ridere o a sorridere dei propri handicap è forse l’unico modo per superarli realmente. Logicamente bisogna farlo con il giusto spirito,non perchè non si crede in se stessi ma per relativizzare anche i propri problemi o i propri presunti punti di forza. Non dimentichiamo che il metodo socratico è basato anche sull’ironia, che serve al filosofo per iniziare il dialogo con il suo interlocutore, facendo finta di non sapere nulla dell’argomento di cui si sta parlando. Una lotta dura, per una qualsiasi causa, deve avere un po' di autoironia altrimenti diventa fondamentalismo, ideologia e non porta da nessuna parte o meglio abbiamo visto dove portano le grandi convinzioni politiche e quali conseguenze hanno avuto nella storia dell’umanità.

venerdì 29 gennaio 2016

Historia magistra vitae

In questo periodo storico bisognerebbe ricordare la frase di Cicerone :"historia magistra vitae" e soprattutto bisognerebbe applicarla concretamente alle situazioni, che si verificano ai giorni nostri. La storia ci insegna prima di tutto che nulla è eterno, ma come diceva Eraclito “panta rei”: tutto scorre; questo pensiero può portare ad avere meno paura del cambiamento.
 Conoscendo la storia si può comprendere che il mondo non è stato sempre come oggi e non lo sarà per molto, perché le trasformazioni sono rapide. Quindi è inutile costruire barriere fisiche o mentali che prima o poi saranno travolte. Un esempio di superamento di queste barriere potrebbe venire dallo sport; negli sport di squadra ci sono già molto giocatori provenienti da tutte le nazioni, per cui il razzismo non dovrebbe proprio avere più senso, almeno in teoria. In realtà negli stadi continuano i cori razziali di chi non ha la storia come maestra, di chi non ha accettato il suo insegnamento.