lunedì 18 aprile 2016

Handicap e disabilità

Io non sono handicappato perché non cammino, ma perché, non camminando, non posso fare tante cose e debbo chiedere aiuto agli altri.Questo può essere un handicap, cioè uno svantaggio nei confronti degli altri, ma anche un vantaggio in quanto può creare delle relazioni che possono trasformarsi da semplice aiuto a rapporti di amicizia.
C’è a questo punto da fare una distinzione tra handicap e disabilità. Quest’ultima è causata dal deficit e dalla malattia, è per esempio la mia tetraparesispastica che mi impedisce di camminare. L’handicap invece è una questione sociale in quanto, come diceva Aristotele,l’uomo è un essere in relazione con gli altri, cioè è uno zoon politikon, quindi è la società a definire che cosa è handicap e chi sono gli handicappati.
E’ quindi per questo che il confine tra i due concetti non è così netto, anche se l’handicap si può ridurre con adeguate misure. Ma se è vero che la disabilità è una delle cause dell’handicap, però è anche vero che quest’ultimo può aggravare la condizione di disabilità.

Un esempio di questo è quando un disabile non può uscire di casa a causa delle barriere architettoniche o per altri motivi; questa persona perde l’abitudine alla relazione e alla fine anche la sua capacità di linguaggio viene compromessa. Se infatti non si parla mai, si perde la capacità fisica di parlare,perché, come qualsiasi funzione del corpo o della mente, ovviamente ha bisogno di esercizi 

lunedì 11 aprile 2016

Angoscia e paura

In “Essere e tempo” Heidegger evidenzia come i concetti di “paura” e “angoscia” vengano spesso confusi. La prima ha un oggetto che la scatena e la suscita (“il davanti a che”) e questo è sempre qualcosa di determinato, come ad esempio il dolore fisico o ciò che lo provoca.
L’angoscia, invece, è generata da qualcosa di indeterminato, dal semplice sentirsi come gettati nel mondo senza un perché, non potendo controllare il proprio destino.
Il “davanti a che” dell’angoscia è quindi il fatto di non essere padrone della propria vita, esattamente quello che mostra la persona con deficit ricordando all’uomo il proprio limite, la propria finitudine.
L’angoscia scatenata dalla presenza di una persona con disabilità dimostra l’inutilità del prendersi cura, cioè di ogni tentativo umano di controllo assoluto del mondo esterno. Secondo la mentalità comune le persone con disabilità non possono avere il controllo del proprio mondo, ma sono esse stesse oggetti di controllo e di cura da parte degli altri. Questo è un pregiudizio di chi non vive nella condizione di disabilità e non l’ha conosciuta direttamente, ma soltanto per sentito dire.