giovedì 19 marzo 2015

Comprendere per combattere
 “Il male non esiste per essere compreso, ma per essere combattuto”. Se questa frase di L. Boff viene estremizzata e isolata dal contesto, come avviene nel libro di Greshake Il prezzo dell’amore(p.18), finisce per rappresentare la mentalità secondo cui il male deve essere soltanto combattuto e non può essere compreso o diventare oggetto di riflessione e di preghiera. Secondo me, se prima non ci sono una riflessione sul dolore o un percorso di preghiera, non si può neanche arrivare a combattere il male. Un esempio di questa necessità di comprendere il male per poterlo curare o combattere può essere il mio andare a terapia, certamente ci vado per  star meglio, ma soprattutto perché come cristiano cattolico credo nel’incarnazione: se Dio si è incarnato vuol  dire che il corpo è importante e io devo prendermi cura di esso. Quindi la sofferenza deve essere prima compresa e collocata al suo posto, poi si può lottare cercando di alleviarla. Avere cura del proprio corpo e cercare di migliorare per quanto è possibile la propria condizione fisica è senz’altro un diritto e un impegno che qualsiasi persona con deficit dovrebbe avere. Il corpo è il luogo di ogni possibile relazione con gli altri, in quanto è ciò che ci rende immediatamente visibili, ciò che mette in contatto con il mondo esterno, e in questo sta l’importanza di una corporeità vissuta con responsabilità e con amore.

mercoledì 11 marzo 2015



Life has no spare
 In realtà per fortuna nella vita non è proprio così: Dio è bravissimo a trovare le ruote di scorta e a farti andare avanti anche dopo che hai forato. Se non fosse così, uno che sbaglia non avrebbe altre possibilità e a quel punto potrebbe solo accettare passivamente le cose che accadono. Anche nella visione di un non credente esiste una ruota di scorta, solo che è fornita dalla natura o comunque da un fato, soltanto in una visione molto cinica e pessimista si può pensare “life has no spare”. Questa idea per cui nella vita non si può recuperare niente, per cui un errore non si può rimediare è sicuramente più tipica della mentalità protestante, in cui l’uomo è solo davanti a un Dio che lo giudica; mentre nella religione cattolica esiste il sacramento della confessione che permette sempre di ripartire. La religione cattolica non esclude mai nessuno e questa è la sua forza, in fondo proprio Gesù da l’ esempio nel perdonare ; ma è anche la sua debolezza perché con questa scusa a volte si fanno dei compromessi e non si chiede al peccatore di convertirsi e di cambiare vita.
Questa possibilità di ripartire anche dai propri errori e dai propri fallimenti è il messaggio del salmo 117 “la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo”: queste pietre sono tutti i nostri insuccessi, noi cerchiamo di scartarli mentre è proprio con questi che Dio costruisce la nostra vita.