mercoledì 27 maggio 2015

Mille fili mi legano qui




Il libro di Silvia Bonino Mille fili mi legano qui. Vivere la malattia. (editrice Laterza Bari 2006) presenta alcune osservazioni interessanti.
L’autrice afferma :
In ogni caso nella malattia come in ogni altra attività umana, cognizione ed emozione, pensiero e affetti, corpo e mente sono inscindibilmente coinvolti, ed è solo per chiarezza di analisi che essi vengono distinti. [...]
Per gli stretti rapporti esistenti tra psiche e corpo, un più elevato adattamento psicologico comporterà anche un migliore adattamento sul piano fisico. In altri termini, chi non rinuncia a vivere e a crescere nonostante la malattia, ha anche maggiori probabilità di stare meglio fisicamente.
Questo non significa che sia sufficiente la forza di volontà per guarire dalla malattia, alla base di questa concezione vi sarebbe un concetto di unità psicosomatica sbagliata: mente e corpo si influenzano a vicenda, ma non si può parlare di un’unità in senso deterministico.
La malattia cronica deve essere curata tenendo conto dell’unità psico-fisica e anche dell’obbiettivo che il paziente ha nella sua vita. Per esempio io faccio logopedia per parlare meglio, per poter dettare ai miei collaboratori, mentre muovere una gamba a me serve meno, perché non è l’obbiettivo della mia vita, mentre potrebbe esserlo per un altro.

mercoledì 6 maggio 2015

Il circo della farfalla


Per leggere questo pensiero incompleto, vi invito a guardare il video su youtube "Il circo della farfalla":
https://www.youtube.com/watch?v=y7inI8r1MFg.


Quella proposta dal video è una visione della disabilità indubbiamente positiva, perché rifiuta ogni atteggiamento pietistico e mostra invece che le persone disabili devono essere spronate a fare un cammino per tirar fuori le proprie potenzialità anche quelle che non credono di avere, ma che invece hanno.
Un altro aspetto importante, messo in evidenza dal video, è la presenza in ognuno di un limite che però può essere trasformato: ognuno dal bozzolo può diventare farfalla; come avviene per Poppy l’acrobata che nonostante l’età si esibisce ancora o per la prostituta rimasta incinta che diventa ballerina nel circo. Tutto dipende dall’incontro con qualcuno capace di vedere la bellezza e le potenzialità nascoste, in questo caso Méndez il direttore del circo della farfalla. Questo video è anche una metafora che parla di Dio: la scena in cui Méndez si inginocchia davanti a Will e gli dice “Tu sei magnifico”, può essere un modo di parlare dell’amore di Dio per la sua creatura:
"tu sei prezioso ai miei occhi,
perchè sei degno di stima e io ti amo" (Is 43, 4).
L'uomo però a volte reagisce a questa vicinanza, a questo sguardo che rivela ciò che la persona è veramente nel profondo, con il rifiuto proprio come Will sputa in faccia a Méndez. Qui si può cogliere un'analogia con la passione di Gesù.

Questa rappresentazione della disabilità è anche però un po’ violenta perché il protagonista  è solo, non ha una famiglia, o meglio la sua famiglia è il circo. Si deve sottoporre a prove molto dure e umilianti, faticose anche dal punto di vista fisico (quando ad esempio deve attraversare il fiume). Il rischio di questa rappresentazione è di far pensare che il disabile per valere debba essere necessariamente un “vincente”, ovvero fare qualche cosa di straordinario: questo è il tipico stile “americano”; è invece più completa una visione della disabilità che valorizza la persona anche quando è “perdente” o “normale”.