L’accoglienza è come l’amore, noi amiamo perché siamo
stati amati, così accogliamo nella misura in cui siamo stati accolti.
A me l’accoglienza fa pensare a una prima fase in cui una
persona viene fatta entrare in un mondo di relazioni vitali, che può essere una
famiglia o un gruppo di amici. Così io sono stato accolto prima di tutto dai
miei genitori che invece di mettermi in un istituto o di entrare in una ricerca
ansiosa di terapie miracolose, mi hanno accettato così com’ero, e mi hanno
aiutato credendo nelle mie possibilità, o come si dice oggi nelle mie "diversabilità". Poi sono stato accolto dai maestri e dai bidelli della scuola
speciale che c’era allora, negli anni Sessanta. La chiamo accoglienza perché
sono state queste le persone che mi hanno fatto entrare nella vita, nella
società.
I maestri erano bravissimi, ma ricordo anche i bidelli
perché uno era straordinariamente bravo a imboccarmi e a darmi da bere, cosa
non facile. Così, a scuola mi sono sentito accolto interamente, anche a livello
corporeo.
Chi vuol essere accogliente dovrebbe fare memoria di
tutte le volte in cui è stato accolto nel modo in cui ne aveva bisogno o che
desiderava. Ma questo dovrebbero farlo tutti, perché la vita comincia veramente
sempre e soltanto con l’accoglienza. Non c’è nessuno così “handicappato” da non
poter accogliere qualcuno ogni tanto, o almeno da non poter attivare qualcuno
all’accoglienza. E non c’è nessuno così “normodotato” da non aver mai bisogno
di essere accolto.
Essere accolti e imparare ad accogliere è la risorsa che
permette di prendersi cura della vita.
Auguri di Buon Natale!!!