«Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è
vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del
Signore nostro Gesù Cristo.» (1 Ts 5,23)
Leggendo le parole di Paolo possiamo chiederci che cosa unisca
corpo, anima e spirito. Ciò che lega le diverse parti che compongono l’essere
umano non è nel singolo individuo, ma è fuori di lui. Ciò che unisce è ciò che
si vive, quello di cui ci prendiamo cura, ciò che amiamo. Tutti prima di essere
soggetti attivi capaci di prendersi cura degli altri e di amare, dobbiamo fare
esperienza di essere amati, deve esserci qualcuno che si prende cura di noi.
Ciò che unisce è dunque l’amore, ma inteso nel senso più
ampio, quello che comprende tutti i vari aspetti.
Che cos’è l’amore?
C’è una differenza tra eros e agape: eros è una ricerca di perfezione umana,
è l’uomo che è spinto da un desiderio, da una mancanza. Cerca qualcosa di
perfetto, qualcosa che non abbia quei difetti che l’uomo ha ontologicamente.
Quindi l’eros è un movimento dal
basso verso l’alto.
Nella filosofia greca il punto culminante di questa
concezione dell’eros è nella teoria aristotelica del motore immobile,
che proprio perché perfetto attira tutto a sé, ma non può uscire da se stesso,
è il pensiero che pensa a sè stesso. Nella tradizione ebraico- cristiana Dio è invece
un Dio che decide di stare con l’uomo, di occuparsi di lui, di crearlo e di
amarlo anche se è imperfetto o meglio proprio perché imperfetto: questa è la
dimensione dell’amore come agape.
Eros e agape sono come due facce della stessa medaglia, è importante che
ci siano tutte e due nella nostra esistenza: eros come spinta verso l’alto e verso la perfezione, agape come amore di ciò che è imperfetto
e che si cerca di perfezionare.
Si può dire dunque che ciò che lega spirito, anima e corpo
è proprio l’unione di eros e agape.
Per indicare questa unione si può usare la parola philia, amicizia, perché l’amicizia comprende
sia l’aspetto dell’amore come spinta verso l’alto, sia la dimensione dell’amore
come aiuto verso il prossimo, ovvero sia l’eros
che l’agape.
«[…]E nella povertà e nelle altre sfortune (δυστυχίαις) gli uomini
pensano che l’unico rifugio siano gli amici. Essa (l’amicizia) poi aiuta i
giovani a non commettere errori, i vecchi a trovare assistenza e ciò che alla
loro capacità d’azione viene a mancare a causa della debolezza, ed infine,
coloro che sono nel fiore dell’età [15]
a compiere le azioni moralmente belle: "Due che marciano insieme...",
infatti, hanno una capacità maggiore sia di pensare sia di agire[...]»
(Aristotele, Etica Nicomachea, Libro
VIII cit.1 da http://www.ousia.it/)
In questa citazione è presente il concetto di amicizia
sia come eros che come agape.
Secondo Aristotele l’amicizia è un marciare insieme.
Questa immagine è molto significativa e comprende sia l’aiuto reciproco, sia lo
star bene con l’altro. L’aiuto è proprio dell’agape, mentre lo stare insieme è proprio dell’eros.
Anche quando si parla dell’amicizia che aiuta i giovani e
i vecchi nelle loro specifiche debolezze e difficoltà, è implicito il concetto
dell’agape. Quando invece si parla di
chi è nel pieno delle forze si dice che l’amicizia aiuta a compiere azioni
moralmente belle; essa in questo caso è la spinta al bello propria dell’eros.
Prendersi cura dell’altro è contemporaneamente sia un
segno di amicizia che di amore, nessuno può distinguerle nettamente.
Bellissimo come sempre!!però lo commentiamo lunedì sera perchè le cose che sento dentro io le scrivo sui muri dei cessi dei pub ma non su internet perchè posso vedere chi le legge e probabilmente ha bevuto insieme a me... ;)
RispondiEliminaAlla base della relazione c"e la reciprocità. Niente impedisce di avere cura gli uni degli altri
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