Fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale,
sono state organizzate molte giornate dedicate ai diritti delle donne. A San
Pietroburgo, l'8 marzo 1917, le donne hanno manifestato per chiedere la fine della
guerra. In seguito, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si è svolta a Mosca il 14 giugno 1921, è
stato stabilito che l'8 marzo fosse
la Giornata internazionale dell'operaia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si è fatto
per molto tempo risalire la scelta dell'8 marzo ad una tragedia accaduta nel
1908, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dell'industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio. In realtà questo
fatto non è mai accaduto, e probabilmente è stato confuso con l'incendio di un
altra fabbrica tessile della città, avvenuto nel 1911, dove morirono 146
persone, tra le quali molte donne.
I
fatti che hanno realmente portato all'istituzione di questa festa sono di
diverso tipo, più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i
quali il diritto di voto.
Quindi la festa della donna è collegata al
desiderio di pace. Non credo che la donna sia più pacifista dell’uomo, ma è
portatrice della vita in senso biologico; col suo corpo genera la vita e per la vita c’è bisogno di un contesto di pace.
La giornata della donna può avere un senso
nei contesti in cui non c’è ancora parità, ma come tutte le ricorrenze può
essere strumentalizzata o data come contentino per non cambiare le cose in
positivo.
Io penso che la donna sia anche custode della vita e non solo in senso biologico; può generare in infiniti modi.
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