martedì 27 settembre 2016

Comunicazioni diverse



Nella comunicazione con i disabili spesso le regole normali vengono violate, cioè c’è una infantilizzazione della persona disabile che viene trattata spesso come un bambino: alle persone disabili si dà del tu e le si chiama per nome anche quando non le si conosce, quando invece alle persone normali si dà del Lei.
Per dare il giusto rilievo a tutte queste differenze ci vorrebbe una buona conoscenza delle modalità di comunicazione, che variano a seconda delle diverse persone che abbiamo di fronte.
Nella società di oggi, così multiculturale, sarebbe necessaria una scienza per una comunicazione differenziata, che potesse parlare a ogni singolo individuo.
Una scienza che debba tener conto di differenze quali l’età, il sesso, la nazionalità e/o l’etnia, la lingua, la cultura, la religione o il livello economico; teoricamente già considerate e superate nella Dichiarazione dei diritti umani, approvata dall’Onu nel 1945.

6 commenti:

  1. Esseri inferiori; dobbiamo ancora chiederci su cosa si basa il valore di un essere umano.

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    1. Ciao Giovanna. Per me il valore dell'uomo sta semplicemente nel sou esistere. non bisogna cercare altri fondamenti alla dignità umana.

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    2. Perfettamente d'accordo.

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  2. Comunicazione differenziata?? Certe cose devono venire spontaneamente: per saper trattare, saper considerare Dio ci ha dotato di "discernimento" per sapere che non si considera inferiore nessuno...poi vedi c'e' chi ha 2 lauree come te e certi cosidetti "normali"come li chiami tu ,cugino mio,anche se ne avessero una a mala pena facilmente potrebbero non essere sensibili e intelligenti ugualmente!!!Quindi stai sereno poi a me piace parlare con te ciao caro!

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  3. Ciao Stefano, concordo con la riflessione. L'infantilizazione la percepisco parte di una forma di "compassione" o pietistica accettazione non interessata al dialogo ma a definire l'altro. Mi ricorda l'approccio coloniale del "buon selavaggio" quasi non riconoscendo la reale natura umana e divina dell'uomo o della donna che si ha di fronte.
    Un abbraccio
    Lucia

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  4. Ciao Stefano, concordo con la riflessione. L'infantilizazione la percepisco parte di una forma di "compassione" o pietistica accettazione non interessata al dialogo ma a definire l'altro. Mi ricorda l'approccio coloniale del "buon selavaggio" quasi non riconoscendo la reale natura umana e divina dell'uomo o della donna che si ha di fronte.
    Un abbraccio
    Lucia

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