L’unità psicofisica è il centro dell’individuo, della
persona.
Molte esperienze della felicità, ma anche della
sofferenza, sono esperienze dell’unità psicosomatica. Ad esempio le varie
espressioni artistiche come la danza e la musica coinvolgono sia la dimensione
del corpo che quella della psiche. La nostra vita quotidiana è piena di momenti
in cui cerchiamo, anche inconsapevolmente, qualche forma di unione tra le
nostre diverse componenti: durante una cena con gli amici vengono coinvolti
tutti i sensi e il nostro essere si apre alla condivisione. Ciò che unisce non è
il bisogno di mangiare, ma lo stare
assieme con persone con cui vogliamo condividere la nostra gioia e i nostri
problemi.
I momenti di gioia possono essere momenti di unità, ma
anche quelli di sofferenza lo possono essere. Un’unità dolorosa può avvenire, ad
esempio, in occasione della perdita di una persona cara, per la quale tutto il
nostro essere soffre. Se questa perdita è vissuta non nella solitudine, ma
circondata da amici che magari non sentivi da anni, può essere un momento di
condivisione del dolore.
La vera sofferenza è proprio quella che viene dalla
solitudine, dal non avere qualcuno da amare e per cui lottare nella propria
vita; questo è il dolore più profondo causato dalla divisione dagli altri.
Ciao Stefano, concordo pienamente quando dici che la sofferenza più grande è non amare Esagero se dico anche che è l'anticamera dell'inferno già qui sulla terra? Quindi ne va che non ci sono limiti psicofisici per intraprendere questa luminosa strada.
RispondiEliminaCiao Giovanna, non esageri a dire che è l'anticamera dell'inferno. Il problema è che in questa società sempre più individualista siamo un po' tutti spinti a vedere l'altro come un avversario o come un oggetto da utilizzare e non come un compagno con cui condividere le nostre gioie e i nostri dolori.
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