mercoledì 14 gennaio 2015

L'handicap del capitale

La parola “handicap” deriva da un’espressione inglese “mano nel cappello” (hand-in-cap)ed era il nome di un gioco d’azzardo diffuso nel Seicento. Il termine fu poi usato nelle corse ippiche per indicare lo svantaggio dato ai cavalli più forti perché anche i più deboli avessero possibilità di vincere.
Handicap significa quindi “svantaggio”, ma un conto è un impedimento al più forte, creato per generare uguaglianza, un altro è lo svantaggio del più debole.
Con la prima Rivoluzione industriale il termine venne adottato per indicare le persone che non erano adatte, per qualsiasi motivo, a lavorare nelle industrie. Il termine “handicap” era molto generico, comprendeva tutte le disabilità fisiche o psichiche che impedivano il lavoro. E’ evidente che nel primo capitalismo si veniva valutati solo in base a ciò che si produceva.
Oggi il criterio attraverso cui si valutano le persone è il consumo e si è scoperto che anche le persone disabili e gli anziani, sono dei consumatori che hanno bisogno di prodotti speciali spesso tecnologicamente avanzati.
Da quando certe categorie sono divenute potenziali consumatrici non vengono  più emarginate così apertamente come in passato, ma sono occultamente sfruttate come tutte le altre.
Questa interpretazione della persona come potenziale consumatrice è però riduttiva e non potrà reggere a lungo perché è una delle cause dell’attuale crisi economica e dei valori. Credere infatti che l’uomo possa continuare a consumare prodotti sempre nuovi per rispondere a bisogni indotti, è in realtà un’illusione.

Dal punto di vista filosofico considerare la persona come una eterna consumatrice, porta prima o poi a vedere l’uomo come oggetto del consumo e non più come soggetto. In questo anche ogni morale laica rischia di crollare, perché l’uomo è considerato solo un mezzo e non un fine, come raccomandava l’imperativo categorico kantiano: "Agisci in modo da trattare l'umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo." (La fondazione della metafisica dei costumi, 1785)

1 commento:

  1. Bello questo excursus storico! Un pensiero: la società della libertà di consumare ripesca tutti gli svantaggiati con denari da spendere (disabili, anziani, bambini, mamme incinta...) incitandoli a migliorare (?) la propria condizione con nuovi prodotti. Si acuisce il divario dei poveri. E dei più poveri fra i poveri.
    ciao!

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