mercoledì 25 febbraio 2015

Contempl-azione
Come dicevo nel precedente post, quando la persona si chiude in se stessa il cuore si ammala.  La guarigione del cuore non richiede di concentrarsi o agire su un unico organo o su una singola parte dell’essere umano. Per curare, sia a livello fisico, sia a livello spirituale si  può agire su altri aspetti o altri organi, come, ad esempio; per rilassare i muscoli di una mano bisogna partire dalle spalle, così anche a livello spirituale, l’ uomo è un organismo unitario per cui per curare una parte si può partire da un’ altra.  Non si deve contrapporre la preghiera o contemplazione alle opere di misericordia. Nel’ episodio raccontato dal vangelo di Luca, in cui Gesù viene invitato da Marta e Maria nella loro casa, Marta si mette subito a lavorare per preparare, mentre la sorella sta ad ascoltare le sue parole. Questo atteggiamento delle due sorelle è stato interpretato da molti padri della chiesa come la distinzione tra “vita attiva” e “vita contemplativa” e il fatto che Gesù rimproveri Marta è stato visto come la superiorità della contemplazione sul’ azione. Gesù non la rimprovera perché serve, ma perché si angustia per servire. Gesù prende ad esempio Maria non perché non serva, ma perché prima ascolta la parola. Sono due facce della stessa medaglia.  Il punto è che Marta  si sente ancora una serva, mentre Maria si sente amica di Gesù.

Bisogna ripristinare l’integrità tra l’azione e la contemplazione altrimenti si rischia di fermarsi: se si agisce senza contemplare alla fine non si hanno più le motivazioni per continuare ad agire, allo stesso modo se si contempla senza una prospettiva di azione, si finisce per impazzire o per chiudersi in se stessi.

2 commenti:

  1. Ciao Stefano,
    questa integrità fra contemplazione ed azione comincio a pensare sia uno stato, una realtà vera e propria supplementare che richiede entrambe per essere realizzata. Richiede tempo da dedicarle spendo che se contemplare diventa una lotta ritorna ad essere un'azione...che ne pensi?
    A me sembra che qui Marta e Maria siano entrambe in azione. Entrambe "fanno" qualcosa attivamente: una lavora ed una ascolta. Marta non ha deciso consapevolmente, in modo integrato, cosa vuole fare. Agisce secondo un copione appreso: c'è un ospite, ci sono più ospiti? Bisogna servirli. L'angustia è proprio la manifestazione della dissonanza, della non integrità.
    Maria ha fatto una scelta consapevole mentre Marta no, ha agito secondo automatismi.
    La necessità che la contemplazione abbai bisogno di una prospettiva di azione o viceversa, non la vedo più. Mi sembra che stabilita l'interconnessione, dando tempo ad entrambe, il resto venga da sé.
    Pensiero incompiuto ;-)
    ciao
    Lucia

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    1. Ciao Lucia,
      sono d' accordo con te quando dici che contemplare non può diventare un' azione tra le altre, ma è una grazia a cui bisogna aprirsi sempre continuamente. Secondo me, Maria è più pronta di Marta alla contemplazione proprio perché non è lei che fa il primo passo. Infatti è Marta ad invitare Gesù, a darsi da fare e a chiedere che sua sorella l' aiuti. Marta ha già il suo progetto in testa, mentre Maria si lascia guidare dalla parola di Gesù non pretende di essere lei a guidare i giochi. E comunque Gesù rimprovera Marta molto dolcemente.

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